Un’analisi della situazione sanitaria italiana, aggiornata al 2017, ci viene offerta dal gruppo “Global Burden of Diseases, Injuries and Risk Factors Study (GBD)” (costituito da autori italiani), con lo scopo di comprendere la validità del modello sanitario e offrire indicazioni politiche alla luce della transizione demografica e delle spese sanitarie del governo nel Paese. Vengono presentati per il 1990 e il 2017 i dati italiani riguardo alla diffusione delle malattie, alle cause di morte, agli anni di vita persi, a quelli vissuti con disabilità e “aggiustati” per la disabilità (DALY), all’aspettativa di vita alla nascita e all’età di 65 anni, all’aspettativa di vita sana. Le stime per l’Italia vengono confrontate con quelle di altri 15 paesi dell’Europa occidentale.

Nel 2017, l’aspettativa di vita alla nascita in Italia ha raggiunto 85,3 anni per le femmine e 80,8 per i maschi, classificando l’Italia ottava a livello mondiale per le femmine e sesta per i maschi.
Tra il 1990 e il 2017 i tassi di mortalità standardizzati per età per le malattie cardiovascolari sono diminuiti del 53,7% (IC95% da –56,1 a –51,4). Analoghe riduzioni si osservano per le neoplasie (diminuite del 28,2%) e per gli infortuni durante il trasporto, diminuiti del 62,1%.
Tuttavia, l’invecchiamento della popolazione sta causando un aumento del carico di malattie specifiche, come il morbo di Alzheimer e altre forme di demenza: i DALY (Disability Adjusted Life Years, cioè gli anni di vita calcolati tenendo conto del livello di disabilità) sono aumentati del 77,9%.
I fattori di rischio comportamentali, potenzialmente modificabili, hanno ancora un forte effetto, in particolare su malattie cardiovascolari e neoplasie. Ad esempio, nel 2017, si calcolano:
• 44.400 (da 41.200 a 47.800) decessi per cancro, attribuibili al fumo,
• 12.000 (da 9.600 a 14.800) decessi attribuibili al consumo di alcol,
• 9.500 (da 5.400 a 14.200) decessi attribuibili ad alto indice di massa corporea,
• 47.000 (31.100-65.700) decessi dovuti a malattie cardiovascolari potrebbero essere attribuiti ad alti valori di colesterolo LDL, 28.700 (19.700-38.500) a diete povere di cereali integrali e 15.900 (da 8.500 a 24.900) a un basso livello fisico attività.

L’Italia fornisce un esempio interessante dei risultati che possono essere raggiunti da un mix di stili di vita relativamente sani e un sistema sanitario universale. Due questioni principali richiedono attenzione: l’invecchiamento della popolazione e una graduale riduzione dei finanziamenti per la salute pubblica, che rappresentano entrambi una sfida per il futuro dello stato di salute dell’Italia.

Referenza: Italy’s health performance, 1990–2017: findings from the Global Burden of Disease Study 2017 GBD 2017 Italy Collaborators* 

www.thelancet.com/public-health Published online November 20, 2019 https://doi.org/10.1016/S2468-2667(19)30189-6