L’utilità di avere dei test per conoscere lo stato delle persone nei confronti del virus non sfugge a nessuno.

È necessario però chiarirci le idee sui tipi di test e le loro caratteristiche. Distinguiamo tre casi:

  • Test che dicono qualcosa sul passato: i test sierologici, eseguiti su una goccia di sangue. Rivelano la presenza di anticorpi della classe M (infezione contratta da almeno 5-10 giorni; durano al massimo un paio di mesi) e della classe G (infezione contratta da almeno un paio di settimane o mesi; durano parecchi mesi, e per alcuni virus anche tutta la vita). In pratica, le “impronte” lasciate dal virus al suo passaggio. Pertanto informano su quale probabilità vi sia che un soggetto abbia avuto l’infezione. Notare il termine “probabilità”. Nessun test è perfetto e dunque non darà mai la certezza assoluta, come tra poco discuteremo nell’esempio.
  • Test che dicono se il virus è presente nel momento in cui vengono eseguiti. Prelievi di materiali biologici (es secrezioni nasali, si sta studiando la saliva) = tamponi. Ci dicono con quale probabilità nel soggetto testato vi è presenza di materiale virale.
  • Esistono test che predicono se in futuro verrà contratta l’infezione? Certamente! L’essere stati a contatto con malati o presunti tali. Il “tracciamento dei contatti” ci permette di stabilire grosso modo con quale probabilità un soggetto, che è stato a contatto con un malato certo o sospetto, svilupperà l’infezione. Questo genere di attività (manuale o assistita, ma mai sostituibile con delle app) potrà aiutarci a superare la pandemia, in quanto permette l’identificazione, l’isolamento, il monitoraggio, ecc.

Un esempio della corretta interpretazione dei test sierologici: per scopi epidemiologici e non individuali…

Supponiamo di sottoporre al test 100.000 persone, il 30% delle quali hanno avuto il virus.

E supponiamo che il test abbia (utilizzando alcune prime stime di cui si legge)

  • una sensibilità (capacità di risultare correttamente positivo in chi ha avuto il virus) del 95% e
  • una specificità (capacità di risultare correttamente negativo in chi ha NON avuto il virus) del 98,5%.

I risultati sono esposti nella figura che segue:

In questo caso, come illustra la figura, il test sarebbe valido dal punto di vista epidemiologico nella stima della diffusione del virus nella popolazione (nel nostro campione stimerebbe un 29,55%, non lontano dal 30% reale); e forse potrebbe aprire la strada a identificare dei potenziali donatori a scopo terapeutico; mentre andrebbe usato con grande cautela nel classificare come “immuni” i singoli soggetti (con relativo “patentino”…)

Infatti:

  • 1.500 persone (falsi negativi) verrebbero erroneamente classificate come “non ancora venute a contatto con il virus” mentre il realtà lo sono, e
  • 1.050 (falsi positivi) verrebbero erroneamente classificate come “già venute a contatto con il virus”, quando in realtà ciò non è accaduto. Questo secondo tipo di errore avrebbe probabilmente conseguenze pratiche peggiori.

Supponendo invece che il 10% della popolazione sottoposta al test abbia avuto un contatto con il virus, si avrebbero 500 falsi negativi e 1.350 falsi positivi.

In conclusione: è necessario avere ben chiaro l’obiettivo dell’utilizzo dei vari test, e scegliere test ad altissima affidabilità (ma non esiste il test sensibile e specifico al 100%).

Anche ammesso di avere a disposizione un test sierologico perfetto (cosa impossibile), andrebbe poi dimostrato

  • Che gli anticorpi della classe G individuati sono neutralizzanti, cioè in grado di bloccare il virus al suo prossimo tentativo di ingresso nell’organismo = immunità. Gli studi fin qui condotti ipotizzano (con cautela) che la durata degli anticorpi neutralizzanti potrebbe avvicinarsi ai due anni.
  • Che il virus non muta in misura rilevante. Tutti i virus mutano in continuazione, ma per fortuna sono rare le mutazioni di rilievo immunologico e clinico
  • Che l’immunità ha una durata sufficientemente lunga (alcuni virus danno immunità per lunghi periodi, altri per pochi mesi o anni)

Devo un particolare ringraziamento a tutti gli amici che mi hanno dato suggerimenti per migliorare il testo.