Un bello scritto da parte del Dott Roberto Suardi, medico del Lavoro di Alzano Lombardo.

PER NON DIMENTICARE
«Mancò la fortuna, non il valore».
Così si può leggere sul cippo eretto in memoria degli oltre 5000 soldati italiani caduti in battaglia ad El Alamein nel 1942.
Questa epigrafe potrebbe essere utilizzata oggi per ricordare tutti i medici, gli infermieri, il personale ausiliario e dei servizi, i farmacisti, i caregivers e tutti i coloro che, all’interno dei rispettivi setting occupazionali e di vita, si sono sacrificati nel tentativo di arginare la diffusione della COVID 19.
Uso il condizionale perché, se lo si legge con attenzione, l’aforisma suona come assolutorio nei confronti dei politici e dei generali di allora così come appare stonato, oggi, nei confronti dei soggetti che reggono le sorti della sanità italiana, lombarda in primis.
Meglio sarebbe scrivere, oggi come allora, “Mancò il sistema, non il valore”.
Infatti, oggi come allora, non è stata esclusivamente la fortuna o “il destino cinico e baro”, se preferite, a decidere le sorti della battaglia ma anche l’insipienza di chi doveva prevedere e provvedere.
E vero che l’entità dell’epidemia in atto è stata di dimensioni inimmaginabili.
E altrettanto vero, però, che da una delle prime potenze economiche mondiali, dotata oltretutto di un Servizio sanitario nazionale (SSN) invidiato da molti, era lecito attendersi qualcosa di più, almeno alle mie latitudini.
Ho lavorato per oltre 40 anni nel SSN, equamente spesi tra Territorio (ATS) e Ospedale Papa Giovanni XXII di Bergamo.
Credo, pertanto, senza falsa modestia, di conoscere bene la macchina sanitaria e il suo percorso, dal momento della sua “invenzione”, nel lontano 1978, ad oggi.
Quante aspettative sono state infrante da allora. Troppe.
In televisione e sui giornali intorno a questo disastro sanitario divampa la polemica, nella tradizione del peggior spirito italiota.
Tutti sono alla ricerca del capro espiatorio che per forza di cose deve sempre essere un altro; nessuno fa un passo indietro, anche solo per il rispetto dovuto ai quasi 30.000 decessi attuali.

Tuttavia, se vogliamo rialzarci e migliorare, dobbiamo approfittare di questa epidemia per por mano seriamente al riordino del sistema sanitario.
Il ripensamento non può prescindere da una profonda revisione critica, dalla organizzazione alla scelta dei top manager, che spesso spiccano più per il colore della casacca di appartenenza piuttosto che per le competenze e le abilità professionali.
Vanno ripensati, soprattutto, i ruoli e la funzione dell’Assistenza primaria, della Medicina di comunità e dei Dipartimenti di prevenzione, quest’ultimi i grandi assenti dallo scenario di contrasto al Covid 19, come peraltro sottolineato da più parti.
Ho sentito parlare in più occasioni di “ospedalo-centricità”, come se i guai attuali del Territorio fossero la conseguenza diretta del fatto che gli ospedali avrebbero cannibalizzato anche le risorse altrui.
Il vantaggio degli ospedali, rispetto al Territorio, è la storia centenaria, il numero delle persone che vi lavorano (anche se minore rispetto al fabbisogno), lo spirito di appartenenza, l’attitudine a vivere spesso sotto scacco (le emergenze in corsia non le programmi) e una buona dose di adattabilità “italiana”; di fronte all’emergenza, queste peculiarità hanno consentito agli ospedali di riorientare la propria mission e di diventare l’unico, ma per fortuna poderoso, argine in grado, quanto meno, di contrastare i danni dell’epidemia.
Pertanto, non si tratta di “ospedalo-centricità” ma di capacità di sopravvivenza, affinata nel corso di tanti anni di vacche magre (riduzione dei posti letto, riduzione organici, blocco degli stipendi, ecc.); ridurre a priori il peso di queste strutture alla ricerca dell’equilibrio perduto sarebbe catastrofico.
Infine, rivolgo un appello a tutti coloro che vorranno impegnarsi nel futuro prossimo a una riscrittura del sistema sanitario.
Per favore, non usate più, nei vostri preamboli, frasi ad affetto come “porre il malato al centro dell’attenzione”, “prendersi cura invece di curare”; si tratta, ormai lo abbiamo capito tutti, di slogan creati da qualche esperto in comunicazione di massa che nella realtà dei fatti nascondono l’inconsistenza legislativa o, peggio ancora, scelte scellerate.
Volate bassi e siate concreti; abbiamo già dato.

Dr. Roberto Suardi
Alzano Lombardo, 6 maggio 2020